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I miei maestri del corso di specializzazione in counsolling centrato sulla persona avevano conosciuto personalmente Carl Rogers. I loro modi rispecchiavano pienamente le teorie del loro maestro. Io li ascoltavo con ammirazione e mi domandavo se mai sarei diventata Rogersiana nel cuore e nella vita. Ho dovuto lavorare moltissimo su me stessa, combattere e scardinare tutti i miei costrutti perché creavano barriere importanti nella comunicazione con gli altri e mi impedivano di ascoltare con il cuore. Le teorie di Rogers sono state la mia chiave di accesso all’altro ma prima di imparare ad usare quella chiave la strada è stata lunga.
arl Rogers, psicoterapeuta americano, intorno agli anni ’40 ha sviluppato una metodologia d’aiuto basata sul concetto di non direttività. La terapia centrata sul cliente (Rogers volutamente abbandona il termine paziente per sottolineare l’assoluta parità tra cliente e agevolatore) divenuta, in un secondo momento, “approccio centrato sulla persona”, parte dal presupposto che ogni individuo possiede la capacità di auto-comprendersi, migliorare e trovare soluzioni alle proprie difficoltà.
L’approccio centrato sulla persona si fonda sul valore predominante dell’esperienza di ogni essere umano e stimola ogni individuo ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte e dei propri vissuti. “Il vecchio concetto di “terapia centrata sul cliente” ha lasciato il posto” all’approccio centrato sulla persona”.
In altri termini non si parla più semplicemente di psicoterapia, ma di un punto di vista, una filosofia, un’approccio alla vita un modo di essere che si addice ad ogni situazione in cui la crescita-di una persona, di un gruppo, di una comunità è compresa nelle finalità. (Rogers, 1983, 6).
Carl Rogers così si esprime a riguardo della sua idea delle potenzialità umane:
“non condivido il punto di vista tanto diffuso secondo cui l’uomo è un essere fondamentalmente irrazionale i cui impulsi, se non fossero controllati, condurrebbero alla distruzione sua e degli altri. Il comportamento dell’uomo è invece squisitamente razionale e si orienta, con una complessità sottile e ordinata, verso le mete che l’organismo gli pone.”
Uno dei concetti fondamentali della teoria di Carl Rogers è quella di “tendenza attualizzante”, con questo termine si intende la capacità intrinseca nell’essere umano di orientarsi selettivamente e in modo diretto verso il completamento e l’attualizzazione delle proprie potenzialità.
In un articolo del 1978, Carl Rogers descrive la tendenza attualizzante:
“Abbiamo a che fare con un organismo che è sempre motivato, è sempre intento a qualcosa, che cerca sempre qualcosa. La mia opinione è che c’è nell’organismo umano, una sorgente centrale di energia e che tale sorgente è funzione di tutto l’organismo, non solo di una sua parte. Il modo migliore per esprimerla con un concetto è di definirla tendenza al completamento, all’attualizzazione, alla conservazione ed al miglioramento dell’organismo”.
(Rogers, C. (1978) The formative tendency. J. Hum. Psychol., 18, pp. 23-26)
Carl Rogers individua tre condizioni fondamentali perché la relazione d’aiuto abbia successo e si crei il clima di fiducia indispensabile al cliente per procedere verso una chiarificazione e accettazione dei suoi vissuti emotivi e della sua esperienza, a qualsiasi livello.
Queste condizioni sono:
- Empatia
- Autenticità
- Accettazione incondizionata
Empatia: l’empatia è la capacità di sintonizzarsi e comprendere gli stati emotivi e cognitivi del cliente. Questa capacità richiede una buona dose di attenzione e sensibilità nell’accogliere i vissuti dell’ interlocutore, anche quando questi possono divergere profondamente per esperienza, valori o idee dai nostri. La capacità di sentire il mondo dell’altro e accettarlo come unico e irripetibile. L’empatia è strettamente connessa alla sospensione del giudizio e di ogni forma di interpretazione. Rogers sostiene che l’empatia dissolve l’alienazione riportando l’essere umano al centro della sua esperienza. Comunicare l’empatia è molto importante per Rogers, perché genera quel particolare senso di riconoscimento della propria esperienza, che fa sentire l’altro alleviato dalla solitudine esistenziale. L’altro può cogliere la dimensione della condivisione dell’esperienza, ciò è di per sé una esperienza nutriente sia sul livello cognitivo che emotivo. L’empatia produce dei cambiamenti e porta ad una maggiore auto accettazione. “L’empatia aiuta il nostro interlocutore a diventare più consapevole delle proprie emozioni,” è noto come essere a contatto con i propri processi emotivi costituisca una componente fondamentale della salute mentale, nel senso che le emozioni possiedono molte qualità adattive che guidano e dirigono le persone nel poter accedere e nel poter riconoscere i propri bisogni e desideri. (Giusti-Locatelli – Empatia integrata)
Autenticità: il concetto di autenticità riguarda la capacità di essere spontanei e trasparenti nelle relazioni. Mostrare ciò che realmente c’è, senza, ad esempio, nascondersi dietro il ruolo che in quel momento stiamo ricoprendo. Essere autentici vuol dire esprimere solo ciò che realmente corrisponde al proprio sentire, evitando frasi stereotipate e restando in contatto empatico con il nostro interlocutore.
Accettazione incondizionata: l’accettazione dei vissuti e delle esperienze, astenendosi da ogni forma di interpretazione e /o giudizio, accettare la realtà esistenziale dell’altro e valorizzare l’altro per ciò che è. Accettazione non vuol dire condivisione o approvazione incondizionata di idee, opinioni e sentimenti diversi dai nostri, bensì il riconoscere all’altro la libertà di provarli; è una forma di rispetto profondo dell’altro da sé, un modo di essere dell’agevolatore che contribuisce a dare alla relazione la qualità imprescindibile della comprensione profonda. “La maggior parte degli errori che faccio nelle relazioni interpersonali, la maggior parte dei fallimenti cui sono andato incontro nella mia professione, si possono spiegare col fatto che, per qualche motivo di difesa, mi sono comportato in un modo, mentre in realtà sentivo in un modo del tutto diverso”. (Carl Rogers,La terapia Centrata sul Cliente 1951).
Le tecniche sono utili ma non efficaci se disgiunte dalle qualità umane di chi ascolta. L’esperienza dell’ascolto e della presenza rende più nutriente il nostro modo di essere al mondo e di vivere le relazioni non soltanto professionali ma anche personali.
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